

The Original Dark
Alcune considerazioni sui becchi Selmer

Per 140 anni, Selmer ha giocato un ruolo di primo piano nell'evoluzione del sassofono. A parte alcuni recenti modelli, Selmer nella sua epoca d'oro non ha mai prodotto strumenti “da studio” o “intermedi” e allo stesso modo le imboccature che venivano date in dotazione con lo strumento erano concepite per completare una strumentazione d'eccellenza.
Nondimeno i becchi Selmer non hanno incontrato il favore unanime tra i musicisti. L'acustica dei locali in cui non si suonava musica classica e l'avvento dell'amplificazione ha richiesto nel tempo sempre più proiezione e volume. Queste condizioni fisiche hanno portato i sassofonisti ad optare per imboccature più potenti e brillanti di altre case case produttrici. Fino a qualche decennio fa l'alternativa a Selmer ( o Vandoren, Riffault, Lelandais etc. ) era rappresentata essenzialmente da Otto Link, Berg Larsen, Meyer, Brilhart e Bobby Dukoff.
Nonostante ciò, complice il fatto che il becco di tipo classico fornito da Selmer ha subito diverse trasformazioni nel corso dei decenni, una minoranza di grandi sassofonisti ha sviluppato il propiro suono e personalità suonando per una vita intera su un Soloist: Joe Henderson, John Coltrane sul soprano, Pixinguinha, Eddie Harris, e più recentemente, Steve Wilson e Kenny Garrett, hanno creato un nuova tendenza, mettendo in discussione il “principio” secondo cui “il jazz sul tenore si suona con x , sull'alto si suona con y, la musica classica si suona con z.
In seguito innumerevoli strumentisti hanno seguito quella strada: Hadley Caliman, Javon Jackson, Rich Perry, Steve Slagle, Mark Shim etc.
Emanuele Cisi prova il suo Original Dark 9**
Idea e procedimento
Da parte mia, ho sempre cercato un becco che mi permettesse di suonare in stili, formazioni e contesti acustici diversi, che avesse un'intonazione “perfetta”, bilanciamento timbrico, equilibirio e ricchezza di armonici, facilità di attacco e articolazione, volume e proiezione.
Le imboccature Selmer mi hanno sempre offerto quasi tutto ciò che cerco: per oltre trent'anni ho suonato quasi esclusivamente Selmer Soloist o S80.
Tuttavia, in seguito all'esperienza sul campo e ad innumerevoli prove e test nel campo della lavorazione , mettendo a confronto i miei becchi con un buon numero di Otto Link 4 stars, "Double Ring", Florida, Slant Signature, Reso Chamber, Brilhart ,Berg Larsen Duckbill, Bobby Dukoff Hollywood e così via, è sopraggiunta una certa frustrazione
Invece di passare da un becco all'altro, ho pensato di poter integrare le caratteristiche più rilevanti dei becchi straordinari che ho menzionato in un solo strumento, allo scopo di avvicinarmi al mio ideale. Il primo tentativo è stato modificare il mio Selmer C* degli anni '80. produceva un suono molto centrato, penetrante, pieno e piuttosto scuro, con una notevole enfasi sulle frequenze medio-basse.

The Original Dark
Aumentando il tip opening e allungando la lunghezza della curva, ho ottenuto maggiore profondità e ampiezza di suono, soprattutto nei registri medio e basso. Successivamente ho allargato la “finestra” e reso simmetrici i “binari”. Ridurre la larghezza dei rails diminuisce la superficie di contatto tra ancia e binari, con il risultato di una maggiore area vibrante. La tavolozza dei colori è più ampia e il mix di armonici è più ricco. In seguito ho rimosso materiale sotto la tavola e rimodellato la “gola”, cambiando l'angolo dell'imbocco della camera. Al fondo del baffle ho realizzato un incavo ogivale, ispirandomi al bullett chamber del Larsen. Infine, ho reso concave le pareti laterali , ottenendo più flessibilità.
Gianni Virone, prova il suo Buescher Big B, appena ritamponato da Daniele Bergese. Il becco è il suo Original Dark 9*
Non definirei l'S80 un blank. L'obbiettivo è preservare il sapore originario del Selmer e giungere ad una soluzione che includa le specifiche di diversi strumenti, possegga un carattere distintivo, pur lasciando spazio alla personalizzazione del proprio suono. Dopo le modifiche lo spettro dinamico è più ampio, la tessitura degli armonici è più bilanciata, il colore è “complesso”, profondo, ricco e denso. L'attacco è veloce e l'articolazione veloce e precisa. Resistenza e facilità di emissione sono ben bilanciate. L'“Original Dark” in definitiva è un becco più flessibile, risonante e potente.
Dopo alcune prove, ho notato che combinando diversi tip e facings, le variabili di un S80 modificato in termini di tono e suonabilità aumentano ulteriormente. Quindi, considerate che questo becco, oltre ad essere “il” bocchino da musica classica, può essere trasformato in uno strumento personalizzabile e adatto a più contesti stilistici e acustici.


